Oscillococcinum: solo effetto placebo?

Con l’arrivo dell’inverno le persone corrono ai ripari cercando le migliori soluzioni mediche per proteggersi dalle influenze stagionali.

Molte sono le procedure pubblicizzate come rimedio preventivo ai picchi influenzali, per rafforzare le difese immunitarie; un esempio è l’Oscillococcinum. Assumere il principio attivo del cosiddetto “batterio oscillococco”, in alcuni casi, sembra avere degli effetti positivi sia per mantenersi più forti, che per attenuare i sintomi influenzali. Non esiste però alcuna prova scientifica che l’Oscillococcinum possa avere validità terapeutica. L’Oscillococcinum rientra infatti tra i prodotti omeopatici che si promuovono difensori dell’organismo ma che, in realtà, non essendo ancora di fatto considerati, al pari dei farmaci tradizionali, non hanno almeno in Italia basi mediche che li certifichino come efficaci.

Allora come possono le persone che li assumono trarne reali benefici?

Un’opinione assodata dei professionisti nel settore della sanità è che, in questi casi, grande rilevanza nel risultato sia dovuta all’effetto placebo.

«Per effetto placebo si intende ogni procedura attuata per ottenere un riscontro sul paziente, sul sintomo o sulla malattia, ma che oggettivamente è priva di ogni attività specifica nei confronti della condizione oggetto di trattamento», chiarisce il dietista chierese Emanuele Pavesio, interrogato sull’argomento.

Il placebo quindi è una sostanza priva di principi attivi di efficacia diretta, ma somministrata come se ne avesse. L’effetto però, spesso è misurabile; si tratta di una reazione psicosomatica in cui il paziente sperimenta un miglioramento della sintomatologia quando riceve un trattamento che crede efficace. Questa serie di reazioni del nostro organismo avvengono in seguito a due meccanismi neuropsicologici: l’aspettativa dei pazienti verso il beneficio di un trattamento e i processi di apprendimento associativo. «In parole povere, funziona come analgesico su chi ci crede – chiarisce Pavesio – Anche a livello immunomodulante può avvenire un condizionamento comportamentale per cui l’effetto placebo potrebbe avere un ruolo».

Basare una terapia su una forte componente di aspettativa, però, può comportare alcuni rischi. Un abuso di placebo, se inoffensivo quando applicato a patologie lievi, diventa estremamente rischioso nella diagnosi e cura di patologie gravi. È fondamentale, quando il caso clinico lo richiede, rivolgersi al proprio medico di base ed evitare autodiagnosi e percorsi “fai da te”.

Tu cosa ne pensi?